Dal 1932

Dal 1932: anni di ininterrotta attività, celebrata da guide, riviste, libri di gastronomia, ghiottoni viaggiatori di mezzo mondo.

La ditta “A.F. Tamburini” è nel cuore del centro storico di Bologna, città famosa nel mondo per la sua cucina, ma soprattutto per i suoi insaccati, la mortadella, i tortellini, i sapori potenti e intensi. Una cucina definita, al di qua della odierna “demonizzazione” del termine, “grassa”. “Grave”, secondo l’Artusi, “perché il clima così richiede; ma succulenta, di buon gusto e salubre, tanto è vero che colà le longevità di ottanta e novant’anni sono più comuni che altrove”.


Tra i massimi custodi di tanta fama vanno considerati i “salsamentari”, gastronomi da banco, di cui Tamburini è stato tra gli interpreti più fedeli e generosi e della cui Società di mutuo soccorso, fondata nel 1876, Giovanni Tamburini è stato Presidente. L’evoluzione della specie ha, per così dire, spostato gli interessi e il raggio d’azione dell’ultimo Tamburini, Giovanni, verso direzioni e luoghi gastronomico-culturali vari e diversificati: il Bistrot (di lettura) diurno veloce e di qualità (Velocibò), l’Accademia dei Notturni, luogo canonico per riunioni conviviali di tradizione (nozze, riunioni Lyons, convegni) ma anche, da alcuni anni, eventi gastronomico-culturali di eccellente livello, fantasia e di travolgente successo e simpatia, il Down-Town Cafè, MenSA, etc.

L’altro ieri

Nel 1860 circa è proprietaria della bottega la famiglia Benni, amministratori del patrimonio del Principe Baciocchi, marito di Elisa Bonaparte. Sono loro che installano il sistema di carrucole e binari, con i ganci ai quali venivano appese le mezzene. Il bestiame veniva lavorato e trasformato, in questa sorta di “catena di smontaggio del maiale” all’interno della bottega e la vendita iniziava direttamente, appena finita la lavorazione.


Fino al 1973 era possibile vedere entrare in bottega le mezzene fumanti, macellate da meno di mezz’ora, uno spettacolo che infatti catturava ogni volta la curiosità di decine di persone. La pratica (quella relativa alle mezzene, non quella relativa al “tifo”) fu sospesa solo nel 1973, ma rimangono, in ottimo stato, e ben visibili all’interno dell’attuale Bistrot, le attrezzature, pezzi ormai rarissimi di archeologia industriale.

Ieri

Gli otto fratelli Tamburini giunsero a Bologna da Baricella nel 1907 e, guidati dalla sorella maggiore, furono presto avviati al mondo della salsamenteria, in quegli anni settore cruciale dell’economia e della “cultura” emiliana.


I fratelli Angelo e Ferdinando Tamburini, lavorarono fino al 1932 da garzoni presso la bottega del vecchio Benni, da decenni punto di ritrovo dei gourmet dell’epoca. Fu in quell’anno che l’ultimo Benni, riponendo incondizionata fiducia nelle capacità tecniche ed imprenditoriali dei due giovani garzoni, cedette loro il negozio.


La scuola di Benni, ma anche la scuola, di mestiere e di vita, dei fratelli maggiori Antonio e Carolina ebbero tutte un ruolo nella nascita della “dinastia” dei salsamentieri Tamburini. Angelo, “uomo forte e rude”, grintoso e attentissimo agli aspetti materiali, assunse la conduzione della salumeria, affiancato da suo fratello Ferdinando – padre di Giovanni – “autentico gentleman, tranquillo, signorile, disponibile ai contatti col pubblico”. Insostituibile fu, per oltre quaranta anni, il ruolo della sorella Maria, “implacabile organizzatrice”. Maria, vera “arzdora”, reggitrice della famiglia, era la più attenta ai conteggi, ai lavori quotidiani, una specie di “battitore libero”, figura professionale, come usa dire Giovanni Tamburini, non contemplata dai moderni trattati di management aziendale.

Oggi

Nel 1973 Giovanni, figlio di Ferdinando, entra in azienda e con lui entra “aria nuova in cucina”. Una laurea in Economia e commercio, un occhio alla tradizione e un occhio alla cultura gastronomica ma non solo. Giovanni rileva l’azienda nel 1977, a 26 anni, carico di entusiasmo e con un curriculum di studi e di vita che comprendeva altre culture e altre passioni, oltre quelle aziendali generali e di settore: la musica (jazz, rock e blues), la letteratura, lo spettacolo, lo sport, l’amore per Bologna.


Non solo hobby, ma fattori “culturali” da utilizzare per dare un senso nuovo, un’impronta del tutto personale alla sua attività imprenditoriale. Pur nell’ossequio alle “impronte” e alle intuizioni familiari, che avevano guadagnato alla ditta Tamburini fama e rispetto ben oltre i confini di regione e di settore, Giovanni intraprende un’azione di rinnovamento, graduale nel tempo, ma radicale nei risultati. In venti anni la gastronomia da banco si è ramificata in iniziative e settori che meglio potevano trarre frutto dalle componenti non tecniche della cultura di Giovanni Tamburini: l’Accademia dei Notturni e il Premio Ghostbusters, il Bistrot di lettura, il Down Town Cafè, MenSA.


Prima di tutto, l’azienda madre. Il primo a essere “curato” fu il prodotto che nei secoli era stato esclusiva dei salumieri bolognesi, il tortellino. Per ragioni di adeguamento alle rinnovate norme igienico-sanitarie, per esigenze di commercializzazione extralocale ed extraregionale (ed extranazionale), per esigenze di marchio, nascono i tortellini “Tamburini” tipici, potremmo dire d.o.c.,  nella loro caratteristica confezione a cassetta di cioccolatini, riconoscibili – e riconosciuti – in tale confezione, in mezzo mondo, quel mezzo mondo, beninteso, che ama le buone cose.


Nei primi anni Ottanta furono sviluppate le altre paste ripiene emiliane, lasagne, cannelloni, tortelloni, ravioli, passatelli e le paste da cuocere, garganelli, strozzapreti, strigoli, tagliatelle, gramigna, maccheroni al torchio, ecc. Per far fronte alla crescente richiesta, nel 1995 Tamburini rileva un piccolo pastificio, a San Lazzaro di Savena, avendo come partner illustre Andrea Sassoli de’ Bianchi che ha appena ceduto la storica “Buton distillerie”.


Nel frattempo si era dato il marchio – e la confezione – elegantemente “firmata” ad altri prodotti quali l’aceto balsamico, i vini, l’olio tartufato, ecc.
Sempre nel frattempo c’era stato un interessantissimo tentativo di penetrazione negli USA, con eccellenti risultati di vendita, da Macy’s in Broadway, e di critica, culminati in una positiva “recensione” da parte del “New York Times”. Scelte esclusivamente di vita hanno posto presto termine all’avventura americana e Tamburini è tornato alla “sua” Bologna, a insaporire, con i suoi prodotti da banco, i suoi dieci prodotti basilari della rosticceria e i suoi 140 prodotti da cucina, elaborati quotidianamente sui fornelli e nei laboratori dalla sua eccellente ed affiatatissima squadra, diretta da coach Franco Marchi, in arte Gianni, presente in azienda, con brevi pause, dal 1953, le tavole dei bolognesi e dei tifosi Tamburini sparsi in tutta Italia.

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