Nel 1973 Giovanni, figlio di Ferdinando, entra in azienda e con lui entra “aria nuova in cucina”. Una laurea in Economia e commercio, un occhio alla tradizione e un occhio alla cultura gastronomica ma non solo. Giovanni rileva l’azienda nel 1977, a 26 anni, carico di entusiasmo e con un curriculum di studi e di vita che comprendeva altre culture e altre passioni, oltre quelle aziendali generali e di settore: la musica (jazz, rock e blues), la letteratura, lo spettacolo, lo sport, l’amore per Bologna.
Non solo hobby, ma fattori “culturali” da utilizzare per dare un senso nuovo, un’impronta del tutto personale alla sua attività imprenditoriale. Pur nell’ossequio alle “impronte” e alle intuizioni familiari, che avevano guadagnato alla ditta Tamburini fama e rispetto ben oltre i confini di regione e di settore, Giovanni intraprende un’azione di rinnovamento, graduale nel tempo, ma radicale nei risultati. In venti anni la gastronomia da banco si è ramificata in iniziative e settori che meglio potevano trarre frutto dalle componenti non tecniche della cultura di Giovanni Tamburini: l’Accademia dei Notturni e il Premio Ghostbusters, il Bistrot di lettura, il Down Town Cafè, MenSA.
Prima di tutto, l’azienda madre. Il primo a essere “curato” fu il prodotto che nei secoli era stato esclusiva dei salumieri bolognesi, il tortellino. Per ragioni di adeguamento alle rinnovate norme igienico-sanitarie, per esigenze di commercializzazione extralocale ed extraregionale (ed extranazionale), per esigenze di marchio, nascono i tortellini “Tamburini” tipici, potremmo dire d.o.c., nella loro caratteristica confezione a cassetta di cioccolatini, riconoscibili – e riconosciuti – in tale confezione, in mezzo mondo, quel mezzo mondo, beninteso, che ama le buone cose.
Nei primi anni Ottanta furono sviluppate le altre paste ripiene emiliane, lasagne, cannelloni, tortelloni, ravioli, passatelli e le paste da cuocere, garganelli, strozzapreti, strigoli, tagliatelle, gramigna, maccheroni al torchio, ecc. Per far fronte alla crescente richiesta, nel 1995 Tamburini rileva un piccolo pastificio, a San Lazzaro di Savena, avendo come partner illustre Andrea Sassoli de’ Bianchi che ha appena ceduto la storica “Buton distillerie”.
Nel frattempo si era dato il marchio – e la confezione – elegantemente “firmata” ad altri prodotti quali l’aceto balsamico, i vini, l’olio tartufato, ecc.
Sempre nel frattempo c’era stato un interessantissimo tentativo di penetrazione negli USA, con eccellenti risultati di vendita, da Macy’s in Broadway, e di critica, culminati in una positiva “recensione” da parte del “New York Times”. Scelte esclusivamente di vita hanno posto presto termine all’avventura americana e Tamburini è tornato alla “sua” Bologna, a insaporire, con i suoi prodotti da banco, i suoi dieci prodotti basilari della rosticceria e i suoi 140 prodotti da cucina, elaborati quotidianamente sui fornelli e nei laboratori dalla sua eccellente ed affiatatissima squadra, diretta da coach Franco Marchi, in arte Gianni, presente in azienda, con brevi pause, dal 1953, le tavole dei bolognesi e dei tifosi Tamburini sparsi in tutta Italia.